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19 Marzo 2024

SINDACATO OSA POLIZIA

 

IL PRESENTE DOCUMENTO NON È UN COMUNICATO … 

È L’INVITO AD UNA RIFLESSIONE PROFESSIONALE E SOCIALE 

 

– L’audacia del pensiero –

 

      Il Sindacato non è meramente “monetizzazione”, è una Entità finalizzata a rendere altrui ragione delle proprie iniziative … un impulso nobile del concetto di altruismo e generosità dell’insieme … è il possesso di grandi qualità morali, sociali ed etiche professionali … è il pensiero filosofico del bene sociale … Il tutto racchiuso nell’appellativo … Sindacato …

 

       Nel coevo, come non mai, il Sindacato è convocato ad empire gli spazi umani, non solo nella Polizia di Stato, ma in particolare nella collettività, ove nembi oscuri e densi, incombono sulla razionalità e logica sociale; ove il rispetto fra le persone entra costantemente in criticità; ove la mutazione comportamentale è costantemente inficiata da una tendenza sociale che affida erroneamente e soventemente il “suo intelletto”, ad una macchina che egli ha creato e costantemente aggiorna, con una propensione sconvolgente ed allo stesso tempo ottusa, ricca di schemi e misera di intelletto!

 

I problemi dei Poliziotti, sono moltissimi, e saranno oggetto di dibattito nell’imminente ^^^ I° Consiglio Nazionale di Primavera ^^^,  ma nel contempo è sempre un dovere ricordare, il dramma professionale scaturito dalla cosiddetta legge “Gozzini”, (DPR 477/88), associata fra le altre dinamiche irrisolte, che altro non era ed è, la “scopiazzatura”, ovvero, una maldestra e grossolana copiatura di un Sistema Giuridico Anglosassone, diverso “anni luce” dal complesso culturale del “Diritto Romano” applicato nei millenni dal nostro stupendo Paese e non solo.

 

      Dobbiamo ammettere e riflettere, che la materia è così vasta e multiforme, da ingenerare timore; l’inquietudine è così palpabile e tangibile, che alcuno è disponibile ad affrontare tale regolamentazione, che di fatto ha rimosso la discrezionalità dell’attività investigativa del Poliziotto al Magistrato, divenuto detentore e titolare delle indagini di Polizia Giudiziaria!

 

      Si noti oltretutto, la contradizione letteraria del provvedimento (Il Magistrato titolare delle indagini di “Polizia “Giudiziaria)!

 

     Tutto questo, è passato del tutto inosservato ed è purtroppo entrato a far parte del “dimenticatoio”, senza che alcuno abbia posto in essere l’inquietante umiliazione e mortificazione che tale sciagurato provvedimento avrebbe prodotto, in primis nel Poliziotto (da sempre titolare per eccellenza del fascino emanato dalla qualifica di Investigatore), e nella società … poi!

 

      È evidente ed auspicabile, che il pensiero del legislatore era quello di dare un impulso sensibile all’attività investigativa, verosimilmente per ovviare ad incomprensioni istituzionali venutesi a creare nel tempo ed addivenire alla ricerca della verità sui fatti criminosi! Almeno questo lo possiamo ipotizzare ed augurare! Ma è altrettanto evidente che l’idea legislativa intrapresa non era, ed è, adeguata (come abbiamo illustrato nella premessa) al contesto culturale del nostro splendido Paese o la destinazione del “ruolo designato” appare molto discutibile ed irrisolta!  

 

    Orbene … Quali sono i risultati ottenuti dall’atto legislativo 477/88 dopo 36 anni? Per constatarne gli esiti è sufficiente semplicemente osservare ed ascoltare i fatti di cronaca, ove prepotentemente ed inconfutabilmente emergono: – Gli errori, disattenzioni, incomprensioni, abbagli reiterati e duplicati con irritante ostinazione!

 

       Infatti … Moltissimi cittadini si interrogano e discutono giornalmente, non solo sulla recrudescenza del crimine a tutti i livelli, che ogni giorno imbrattano ed abusano le pareti delle menti umane: – Stupri e violenza sulle donne – Omicidi – Risse – Baby Gang– Rapine – Furti e Rapine in Abitazione- etc…, ma si interrogano come non mai, uno su tutti, come è possibile che un investigatore non ha la capacità professionale per capire se un cadavere è l’effetto di un suicidio o di omicidio!

 

      Quanti sono i casi irrisolti o quelli in cui i “responsabili” di fatti criminosi sono stati assicurati alla giustizia? Quanti sono coloro che soffrono? Quanti sono i cittadini esauditi? 

 

      È alquanto evidente, che i numeri emanati ed i dati delle statistiche, oramai hanno validità squisitamente pseudorientativa, dal momento che qualsiasi percezione, non solo è legittima, ma civilmente doverosa, in particolare e con tutta probabilità, rappresentano gli alibi per mascherare una realtà, divenuta al limite della sopportazione e non più difendibile!

 

       Per evitare di affollare ulteriori vaniloqui ed entrare nel concetto molecolare dell’argomento, appare inevitabile enunciare, che l’attività puramente investigativa, è nel DNA del Poliziotto e non del Magistrato, dal momento che il Poliziotto Investigativo, studia e si organizza (come avveniva  negli anni andati), in materie, quali:- Tecnica alle investigazioni – Tecnica Criminale – Criminologia-Sociologia-Attività scientifica investigativa- Diritto Amministrativo, oltre alle materie prettamente istituzionali (Codice e Procedura Penale). 

 

       Già agli inizi degli anni 70 del secolo andato, nel nostro luminoso Paese, tali metodologie di studio, erano il “fiore all’occhiello” anche delle Polizie Internazionali, atteso, che, i programmi didattici e le metodologie di insegnamento, coincidevano con quelli prettamente investigativi reali, affinché il Poliziotto al momento del raggiungimento della destinazione ed incarico, era già professionalmente realizzato e preparato!

 

       Inoltre, possiamo enunciare, senza ombra di smentita, altre propensioni di penetrazione, intuizione operativa ed investigativa del Poliziotto, che sfuggono normalmente nei meandri Istituzionali e sociali, quali le attitudini e “l’obbligatorietà”, di operare e possibilmente risolvere in pochissimi istanti, quello che i Magistrati e gli Avvocati impiegano moltissime ore, giorni, mesi ed addirittura anni nei fatti criminosi ipotizzati! Questo aspetto, solitamente entra erroneamente nei coefficienti di disattenzione Istituzionale e sociale!

 

       La professionalità ed il cosiddetto acume investigativo, non è alla portata di un qualsiasi soggetto, non è solamente un concetto di titoli di studio! Infatti, nella Polizia di Stato non tutti espletano l’attività prettamente investigativa, poiché è il risultato di un processo culturale e professionale che ha quale obiettivo: lo studio delle cause del fatto criminoso, le analisi della personalità del soggetto criminale (modus operandi), finalizzati a dare impulso a tutte le dinamiche intellettive per individuare prima ed assicurare poi, alla giustizia, il “responsabile” del fatto delittuoso!  Ma dietro questa esemplificazione esiste un mondo culturale e professionale elencato nei paragrafi precedenti!

 

       Questo aspetto rappresentativo, ingenera vigorosamente il pensiero, che la Polizia Scientifica non è   l’apparato che “risolve” il fatto delittuoso (anche se non possiamo misconoscere il ruolo importante nelle indagini), è un concetto fuorviante e dannoso ai fini investigativi; la “Scientifica” altro non è che uno degli elementi di cui l’Investigatore si avvale! “”Il cadavere parla!”””  Ma chi materialmente decodifica il suo linguaggio! Il Magistrato? 

 

      Abitualmente, almeno così dovrebbe essere, l’investigatore ha le potenzialità per capire se il cadavere è stato rimosso o trasportato sul luogo del rinvenimento! L’investigatore è il “regista” del sopralluogo e non solo, è colui talmente erudito e perseverante che non abbandona mai il luogo del reato, se non prima di avere ben chiara la dinamica del fatto criminoso! 

 

      Sono nozioni di alta preparazione culturale e professionale! Quello che abbiamo percepito è che nella contemporaneità tutti sono investigatori, meno che il Poliziotto, magari demotivato ed umiliato a svolgere un ruolo da “gregario”? Potrebbe essere questa la motivazione? 

 

     La qualifica di Ispettore nella Polizia di Stato, Legge 121/81, era stata conseguita per dare una elevata specialità nell’attività investigativa, e non era certamente un caso che quella Entità era stata insignita con la qualifica “”Tecnico dell’Indagine di Polizia”” …

 

       Molti si chiederanno: – È attinente e pertinente che il Sindacato di Polizia studi, presenti ed illustri questa materia?  

 

        Nel proemio della nostra analisi, abbiamo enunciato ed  iscritto i valori sostanziali e fondamentali dell’appellativo Sindacato, quale filosofia e filologia del sapere, inerenti le qualità riferite all’etica professionale e sociale, espressioni, quest’ultime, che incitano il Sindacato ad entrare a pieno titolo nella condotta specialistica, non esclusivamente quale rispetto delle regole, ma quale organizzazione professionale, non limitata necessariamente alla evoluzione della dote culturale e specialistica,  ma quale fattore conseguenziale dell’attività comparata al carico di lavoro  istituzionale che lo realizza!

 

       Tale dinamica, inevitabilmente impone al Sindacato, lo studio e l’osservazione sulle dinamiche e propensioni lavorative, e cioè; – “Migliorare lo status professionale per ottimizzare i carichi di lavoro che ne conseguono”.

 

       Tutto questo, ed altro, sono gli orientamenti che una Organizzazione Sindacale seria e propositiva, deve affrontare saggiamente per dare dignità professionale, umana e sociale, agli appartenenti al Sindacato e di riflesso alla Polizia di Stato, elementi che entrano a pieno titolo nel negoziato con gli Organi Governativi!

 

       L’azione di controllo e vigilanza sono materie istituzionali del sindacato, ma l’aspetto Etico e Professionale sono le finalità del Sindacato, la configurazione teoretica per attivare il decoro all’Operatore di Polizia ed un servizio efficiente al Cittadino, che ricordiamolo … esborsa “tasse onerosissime” per essere tutelato!

 

     Che il Futuro Ci Sia Amico …

 

Aversa (CE), lì 18 marzo 2024 

 

Il Segretario Generale Nazionale 

               Antonio PORTO   

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