Pensionamenti ?!?
Pensa in mente
“Lascio poi pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all’in giù, nella mano d’un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio per collera, ora l’alzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”.
Alessandro Manzoni ne “I Promessi Sposi”
Basta sostituire i pennuti con i sindacati (a tutt’oggi) rappresentativi, Renzo con l’amministrazione della Polizia di Stato e l’Azzeccagarbugli con la politica dei politicanti ed abbiamo chiara, come non mai, la querelle pensionistica.
Noi di Osa Polizia, che invece pensiamo con la mente libera e scevra da preconcetti, siamo convinti che il giochetto dell’individuare la giusta età pensionabile del poliziotto non faccia altro che girare la testa dal vero problema che attanaglia la nostra amministrazione.
Non bisogna valutare esclusivamente a che età riporre i remi in barca, bensì come deve essere la navigazione sino al meritato lido del rimessaggio.
Infatti se non si affronta in maniera corretta ed adeguata ai tempi moderni il percorso professionale del poliziotto risulta, a nostro avviso, spocchioso mettersi a discettare su due anni in più (tra l’altro facoltativi) o in meno per il raggiungimento dell’agognata quiescenza.
Non è il quando arrivare ma come arrivare al traguardo.
Pertanto una corretta rimodulazione del modus in cui si struttura la carriera del poliziotto può tranquillamente aprire all’ipotesi di un pensionamento over 60 anni. Ma senza tal propedeutica rimodulazione, giammai si può pensare ad allungare la permanenza in servizio.
Certamente per come è strutturata oggi la gestione del personale l’età del pensionamento dovrebbe avvenire al compimento dei 30 anni lavorativi, indipendentemente dall’età in cui li si raggiungano. Per come è attualmente contorto il percorso professionale del poliziotto non si possono porre delle condizioni uguali per tutti.
Un conto è aver, per 30 anni e più, masticato asfalto, di giorno, di notte, al caldo, al freddo, di festivo, di super festivo, un altro paio di maniche è aver trascorso il medesimo tempo cliccando sulla tastiera di un computer, casomai nelle canoniche fasce d’orario da travet.
In aggiunta a tali disparità d’impiego va aggiunta la discrasia economica che si è andata sempre più stratificando in decenni di mal gestione del personale.
Una sempre più alta percentuale di colleghi, per le ultime sgambate da fare con gli anfibi ai piedi, ambisce andare in un posto ove si raggiunga la summa concezione dell’astenia professionale: pochi pensieri, massimo guadagno.
Anziché rinfocolare la giovanile verve operativa con una più consona e ponderata trasmissione alle nuove generazioni del sapere, della conoscenza e della sapienza acquisite, si opta per incunearsi nell’oblio in attesa spasmodica della pensione.
Ovviamente per poter attuare questo cambio di rotta bisogna affrontare dei costi economici, che sarebbero infinitamente inferiori rispetto ad un pensionamento a tutt’oggi ancorato ad una soglia d’età per taluni versi oggettivamente anacronistica ma per talaltro versante da non scardinare minimamente.
Non stiamo facendo il gioco dei due forni per accaparrarci le simpatie di tutti. Giammai!!
Pensiamo semplicemente che la gestione della durata in servizio di un poliziotto non può essere demandata alle paturnie di un politicante di turno – casomai avallato dal beffardo ghigno di qualche sindacatone – né arroccarsi sul timore di coloro che si irrigidiscono ai nuovi scenari semplicemente perché temono che venga scoperto il Vaso di Pandora dell’attuale e decennale malagestione del personale e perché temono di franare a valle con tutte le loro ipocrisie.
Concludendo possiamo dire che la querelle della data del pensionamento ad una cosa ha giovato (sempreché si abbia l’acume concettuale di afferrarlo): è arrivata l’ora di considerare il poliziotto come un unicum professionale, giammai da omologare, in un tritacarne gestionale, al comune impiegato del settore pubblico.
Altrimenti non ci rimane che ricordarci che fine hanno fatto i pennuti del romanzo manzoniano di cui in apertura, perché così andrà a finire. Ahinoi.
Il nostro contributo come OSA Polizia continuerà sino al compimento della Giustizia!
Attendiamo determinazioni e fatti …
e … come sempre … auspichiamo Che il Futuro ci sia Amico !!!
Aversa (CE), lì 15 settembre 2024 La Segreteria Nazionale
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