D.D.L. per la ”Sicurezza” Diciamoci (seriamente) Dove Lavorare per la
Sicurezza
Il discutendo Disegno di Legge nr.1660 nell’intenzioni dei firmatari e del Governo tutto mira a dare un forte segnale in ambito della Sicurezza Nazionale che, giustamente, vedono vacillare innanzi ad un coacervo di problematiche che stanno esplodendo tutte insieme.
Stiamo arrivando sempre più incessantemente alla resa dei conti di decenni e decenni caratterizzati da raffazzonati provvedimenti in ambito di Giustizia e Sicurezza Nazionale. Spiace ripeterci, ma la commistione di scelte dettate più dalla pancia che dall’intelletto e la vacillante struttura giuridica della Sicurezza stanno portando a stratificare ancor di più i problemi anziché risolverli.
Fatta questa doverosa premessa concettuale, arriviamo subito al dunque della questione. La Sicurezza Pubblica non è solo ed esclusivamente un problema penale ma è un tavolo che,
per raggiungere il suo equilibrio, si deve sorreggere su più gambe: quella civile, quella amministrativa, quella sociale ed infine quella penale/giustiziale.
La lettura dei vari articoli del Disegno di Legge – in discussione in questi gironi ma che verrà verosimilmente approvato a breve – ha un comun denominatore: l’inasprimento delle pene per reati di vecchia concezione che vengono in taluni casi rimodulati, in altri casi creati ex-novo.
Non ci addentreremo in una querelle esegetica sui diritti che tali norme avrebbero lo scopo di tutelare, bensì faremo delle pregnanti riflessioni su ciò che tali norme comporteranno per l’operatore di polizia che ne dovrà attendere il rispetto e l’applicazione.
Il blocco stradale è un’azione che si compie a seguito di dinamiche gestionali dell’ordine pubblico o in maniera diretta e spontanea o scaturisce da esacerbazioni di altre dinamiche di protesta. In entrambi i casi, dal punto di vista tecnico operativo, possono essere risolte in vari modi, financo ricorrere all’utilizzo degli idranti di portuale triestina memoria.
Procedere all’arresto di decine e decine di manifestanti quando, nella migliore delle ipotesi, il rapporto poliziotto/manifestante è di 1/20 la vediamo alquanto improba come azione di polizia giudiziaria.
Inoltre, sempre rimanendo in tema di gestione dell’ordine pubblico che sfociano in situazioni decisamente turbolente, viene difficile pensare che si possa passare in un fiat dallo sfollagente alle manette. Infatti, vorremmo sommessamente ricordare, che la responsabilità penale è personale
pertanto, per poter applicare l’articolo del D.D.L. in esame, il poliziotto dovrebbe apporre immediatamente le manette al manifestante che gli tira una sprangata. E se anche questi viene identificato successivamente mediante delle riprese video, le immagini dovranno individuare con certezza il poliziotto vittima della sprangata.
Ma come si fa visto che il poliziotto non è facilmente identificabile poiché indossa un casco ed una divisa uguale per tutti?!?
Numero identificativo sul casco, sulla giubba, sugli anfibi … ovunque!!
È questo il fine ultimo cui si vuole arrivare?!? No, grazie.
Attualmente la gestione globale delle occupazioni abusive di alloggi abitativi implica l’applicazione di un’infinità di normative civili ed amministrative dal cui dedalo è spesso difficile uscirne, metterci anche il sovraccarico dell’aspetto penale ci pare una mossa che, anziché sfoltire e velocizzare la risoluzione della problematica, la complica ulteriormente. Non foss’altro che verrebbero coinvolte figure giurisdizionali le cui visioni tecnico-giuridiche difficilmente collimano.
Non possiamo, inoltre, non soffermarci sull’aspetto delle BodyCam per i poliziotti.
A parte il fatto che ci sembra una ennesima scimmiottatura del modus operandi di altre polizie (quella statunitense in particolare) ove sussistono ben altre impalcature giuridiche a sostentamento dell’attività del poliziotto, dal punto di vista concettuale lo interpretiamo come il viatico per il passaggio definitivo al robot-poliziotto, un cyborg di cui possiamo fare decisamente a meno. Operare in modo concitato, con l’adrenalina a mille, dove si possono scatenare in un frangente condizioni di sopravvivenza che un istante prima erano inimmaginabili, ebbene accollarsi anche l’asettico occhio del Grande Fratello di orwelliana memoria, non penso giovi a nessuno: in primis al poliziotto, in secundis alla riuscita dell’intervento operativo a tutela della comunità che si trova sotto la minaccia di uno o più delinquenti.
Forse azioni legislative meno roboanti, dove, ripetiamo, la pancia ha surclassato l’intelletto, avrebbero portato risultati ben più significativi e duraturi come, ad esempio, la costruzione di nuovi istituti penitenziari. Casomai progettandoli in funzione del “cliente” che dovranno ospitare evitando di creare quelle accozzaglie di problematiche delinquenziali che non fanno altro che aumentare la già precaria gestione della detenzione. E finalmente dar luce alla vera riabilitazione del reo.
Perché solo cosi facendo avremmo il compimento del vero significato del concetto di
“certezza della pena”.
Infatti non è aumentando la durata della detenzione che si risolve il problema della criminalità dilagante perché l’attuale sistema carcerario non è in grado di sostenerlo e, giocoforza, ci si ritroverebbe a ricorrere ad indulti o amnistie così da creare ulteriore discredito verso il sistema Giustizia e Sicurezza Pubblica.
Questo modo di affrontare una seria problematica quale è quella della tenuta sociale dello Stato, a nostro avviso, va nel segno opposto ossia quello di dividere ancor di più il tessuto sociale.
Forse, in fondo in fondo, è questo il fine ultimo cosicché si possa “imperare” con più facilità e scaltrezza?!?
Il nostro contributo come OSA Polizia continuerà sino al compimento della Giustizia!
Attendiamo determinazioni e fatti …
e … come sempre … auspichiamo Che il Futuro ci sia Amico !!!
Aversa (CE), lì 27 settembre 2024 La Segreteria Nazionale
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