Al Presidente della Repubblica
Sergio MATTARELLA
protocollo.centrale@pec.quirinale.it
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Giorgia MELONI
presidente@pec.governo.it
Al Ministro dell’Interno
Pref. Matteo PIANTEDOSI gabinetto.ministro@pec.interno.it
Al Sig. Capo della Polizia
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
c.a. Pref. Vittorio Pisani
dipps002.0000@pecps.interno.it
Agli Organi di Stampa
Egr. Entità
Questa Organizzazione Sindacale Autonoma – OSA Polizia – esprime la propria profonda preoccupazione per l’ennesimo caso in cui, a fronte di un intervento legittimo e doveroso da parte di operatori della Polizia di Stato, ci si ritrova di nuovo a discutere non solo della gestione dell’indagine ma soprattutto delle tutele postume che dovrebbero essere garantite ai colleghi coinvolti.
Nel caso dei due poliziotti intervenuti a seguito del tragico episodio che ha portato alla morte del brigadiere dei Carabinieri Legrottaglie, l’apertura dell’indagine rappresenta, come noto, un atto dovuto secondo la procedura penale italiana. Questo consente di partecipare agli accertamenti tecnici, come l’autopsia, con propri consulenti, garantendo una piena difesa. Tuttavia, OSA Polizia denuncia come il vero problema emerga nella fase successiva, quando, anche in presenza di un pieno proscioglimento, le spese legali dell’agente coinvolto rischiano di non essere rimborsate integralmente.
Secondo l’articolo 18 del D.L. 25 marzo 1997, n. 67, spetta all’Avvocatura dello Stato valutare la “congruità” delle parcelle professionali. Ma questa valutazione, troppo spesso orientata al contenimento della spesa pubblica, produce effetti profondamente iniqui per gli agenti assolti, che si ritrovano a pagare di tasca propria i costi legati a un procedimento nato da un dovere d’ufficio.
OSA Polizia considera questa prassi inaccettabile.
Se l’intervento è legittimo ed il procedimento penale scaturisce per attività di servizio, allora lo Stato ha il dovere morale e istituzionale di farsi carico integralmente delle spese legali degli agenti coinvolti.
Diversamente, si alimenta un clima di insicurezza e paura che può condizionare l’azione stessa degli operatori sul campo.
Per questo OSA Polizia propone una riforma normativa urgente e concreta:
Il recente raddoppio dell’anticipo da 5.000 a 10.000 euro, previsto dal recente Decreto Sicurezza, è un segnale, ma resta insufficiente e non risolutivo. La vera questione è strutturale: uno Stato che chiede coraggio e prontezza operativa ai suoi uomini non può permettersi di lasciarli soli dopo il servizio, quando tutto è finito e restano solo ignavia istituzionale e … conti salatissimi da pagare.
OSA Polizia continuerà a battersi in tutte le sedi istituzionali e politiche affinché questa riforma diventi realtà.
Perché chi serve lo Stato con onore deve essere servito dallo Stato con giustizia ed equità.
Aversa (CE), lì 16 giugno 2025
La Segreteria Nazionale
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