No manganello, non parto
Ogni giorno che passa assistiamo attoniti all’atteggiamento posto in essere da sempre più funzionari che a gran voce – come in un rito catartico/liberatorio – anziché rivolgersi agli oltraggiosi e violenti manifestanti ammonendoli del declivio cui la loro scriteriata condotta li avrebbe di lì a poco portati, si infervorano contro i poliziotti ribadendo a squarciagola di non utilizzare il manganello (…sarebbe anche ora di ripristinare la semantica dei termini in luogo del politicamente corretto e chiamare le cose col loro nome).
O questi sommi dirigenti sono consci che il personale dei Reparti Mobile è composto da dei perfetti ignoranti nella materia dell’ordine pubblico e disconoscono la sub conditione normativa che legittima l’uso del manganello o, di fatto, essi, con tali reiterate proclamazioni, si assurgono al ruolo di ignavi, ponendo – tra l’altro – il personale da loro diretto in una gravissima e precaria incolumità fisica.
Tertium non datur.
Abbiamo ancora vivide nelle nostre menti l’ostentata fascia tricolore al petto, gli assordanti squilli di tromba, le ridondanti declaratio di cariche … e non vi era nessuno che aggrediva i poliziotti in quel porto triestino di due anni e mezzo fa.
Or dunque, o si ristabiliscono i confini del lecito e dell’illecito, oppure si è correi del declino degli equilibri sociali che questo periodo storico sta sempre più evidenziando. Ed è proprio il ruolo super partes – ma, al contempo, sub leges libertas – che svolgono le migliaia di poliziotti impegnati quotidianamente in servizi di ordine e sicurezza pubblica, che si deve ristabilire con forza concettuale.
Basta col seguire le paturnie schizofreniche di una politica che, quanto mai come in questo periodo, naviga senza alcuna barra dritta, anzi è sempre più in balia del maremoto che sta scandagliando il globo terraqueo.
Non dobbiamo assolutamente entrare nel teatrino teatrante delle bagatelle della politica, ma stagliarci su un livello di equilibrio dei diritti e fermezza dei doveri. E se per addivenire a ciò si deve disperdere una folla che, in spregio ad ogni buon senso e ad il più basilare dovere di correttezza sociale, spavaldamente affronta chi quel suddetto equilibrio è tenuto a mantenere… ebbene, che carica sia!
Ma che sia l’extrema ratio, mai il cul-de-sac di raffazzonate gestioni dell’ordine pubblico.
In questa perdita della trebisonda per quanto concerne l’analisi e la gestione dell’ordine pubblico anche l’aspetto afferente la sicurezza sul posto di lavoro viene mandato a ramengo quando si impone di non utilizzare strumenti di lavoro, come lo è il manganello. Vorremmo sommessamente ricordare che il precipuo fine dell’utilizzo di questo strumento di lavoro non è quello di creare deliberatamente lesioni fisiche all’aggressore bensì di porre in una condizione di tutela l’integrità fisica del poliziotto che reagisce all’azione del belligerante, non l’opposto come i media asserviti asseriscono e che nessuno osa contestare! Ma non noi.
Non è più il tempo del gioco al rimpiattino bensì quello delle scelte che sino ad ora non si è osato fare.
La gestione e l’attuazione delle dinamiche di un servizio di ordine e sicurezza pubblica non possono essere demandate a logiche estranee al precipuo compito istituzionale cui siamo chiamati ad ottemperare: la corretta e pacifica convivenza.
Aversa (CE), 26 aprile 2024.
LA SEGRETERIA NAZIONALE
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