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24 Luglio 2024

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Giorgia MELONI
presidente@pec.governo.it

Al Ministro dell’Interno
alla c.a. Pref.to Matteo PIANTEDOSI

gabinetto.ministro@pec.interno.it

 

Al Capo della Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
c.a. Pref.to Vittorio Pisani
dipps002.0000@pecps.interno.it

All’ Ufficio Relazioni Sindacali Dipartimento della Pubblica Sicurezza c/o il Ministero dell’Interno
alla c.a. del Vice Pref.to Dott.ssa Maria DE BARTOLOMEIS
dipps001.1000@pecps.interno.it

 

Egregie Personalità,

 

Abbiamo letto, con adeguata cautela, alcuni articoli inerenti la “cornice” del  disegno di legge per La Tutela e la Sicurezza dell’Operatore della Polizia di Stato, e abbiamo atteso con cautela lo spegnimento dell’enfasi di alcune sigle sindacali – quelle c.d. “maggiormente rappresentative” – che si sono fatte portatrici di vittorie personali, e, sebbene ne condividiamo alcuni aspetti – in particolare quelli finalizzati ad agevolare le attività del servizio di Ordine Pubblico- non abbiamo, invece, evinto come si intenda tutelare i Poliziotti, oggetto e vittime di aggressioni – che ogni dì sono sempre più violente ed incessanti – riscontrate nell’espletamento delle attività di prevenzione e di repressione dei reati. D’altronde, le pagine  di cronaca giornaliera, iscrivono una recrudescenza della criminalità, che riportano alla gravità dei fatti di terrorismo di andata memoria.

 

Le incontrollate immigrazioni – con il loro coacervo di usi  e consuetudini  in netto contrasto con il nostro millenario stratificarsi di culture forgianti – l’uso sempre più smodato di sostanze stupefacenti e di quant’altro tenda ad obnubilare le coscienze e le menti delle persone cosicché da renderle perennemente dipendenti e prive di ogni libertà di valutazione e scelta, ebbene, tal humus sociale ha permesso il riacutizzarsi della macro e della micro criminalità, nonché di sfondare nelle praterie del terrorismo di matrice autoctona ed in quelle di fondazione internazionale (spesso e volentieri intrecciate tra di loro).

È evidente che tale instabilità sociale della collettività, ingenera conflitti profondi, ove le Forze di Polizia si trovano ad affrontare un decadimento morale che inevitabilmente sfocia in violenze gravi e, non raramente, gravissime. Uno scenario che implica un intervento legislativo tempestivo che tuteli gli Operatori delle FF.PP. ed intervenga in quel contesto sociale regredito che ne è il terreno prolifico. Intervento legislativo di ampio raggio che deve coinvolgere tutti i soggetti interessati.

Infatti non dimentichiamoci mai che si sfocia nel Codice Penale quando gli altri codici fanno cilecca in merito alla tempestività d’intervento, alla precisione della determinazione e alla certezza della definizione delle cause.

La Famiglia, fulcro primordiale e alveo di nascita, crescita e maturazione di ogni singolo essere umano ha in seno il grande onere ed onore della riuscita di una coesa e solidale società avendo ella la pregnante responsabilità del culpa in vigilando, ciò non di meno deve essere sostenuta e valorizzata da opportuni quadri normativi. Di chiara e facile interpretazione, giammai di fuorviante e fluida definizione.

Parallelamente alla famiglia vi è la Scuola che può e deve svolgere un ruolo fondamentale nell’impregnare di cultura della legalità e rispetto del prossimo le menti dei suoi giovani ed in ciò è di essenziale importanza, a nostro avviso, la sinergia formativa e conoscitiva che solo le Forze di Polizia possono fornire.

Fatti questi doverosi preamboli, noi di OSA Polizia avremmo alcuni suggerimenti  da proporre, per fronteggiare ed interrompere la tendenza, sempre più vivida in una società destrutturata, alle aggressioni nei confronti degli uomini e delle donne delle Forze di Polizia. Suggerimenti mirati a:

 

  1. Addestramento professionale più intenso ed efficace nella difesa personale del Poliziotto da ampliare ed inserire nelle ore destinate all’aggiornamento e all’addestramento professionale;
  2. Inasprimento delle pene per coloro che aggrediscono o provocano lesioni personali (arresto obbligatorio) nei confronti dei responsabili, ovvero pene più severe per coloro che si rifiutano di esibire i documenti di identificazione. Il tutto volgente nell’ottica che oltraggiare e aggredire un poliziotto, oltre al gravissimo fatto di specie concretizzatosi ai danni del poliziotto in quanto essere umano, è un oltraggio ed una aggressione allo Stato che egli rappresenta. Pertanto oltre che attenersi alle pene previste dalla sfera del codice penale, ve ne debbano essere altre di carattere amministrativo e/o fiscale che, proporzionalmente alla gravità dell’azione compiuta, debbano limitare, per un congruo arco temporale, la libertà di azione del reo nella sua sfera civile.
  3. Basta con lo scimmiottare tecniche operative d’importazione (… guarda caso sempre e comunque dal pianeta USA! Ah, l’indipendenza cognitiva, questa sconosciuta!) poiché le stesse devono, innanzitutto, calarsi nel contesto giuridico italiano, che non è dei più lineari e semplici da Ci riferiamo alla pistola ad impulsi elettrici “Taser”. È indispensabile che vengano ricalibrate a dovere le regole d’ingaggio sia operativo che tecnico. In particolar modo questo ultimo aspetto è essenziale poiché il sottodimensionamento tecnico della pistola Taser, rispetto agli omologhi statunitensi, determina funzionalità parziali che anziché aiutare l’operatore di polizia lo pongono in una ancor più ingarbugliata condizione operativa. Infine l’utilizzo di particolari strumenti tecnici per avere una sua effettiva deterrenza deve essere diffuso in modo capillare cosicché che in ogni anfratto italico l’operatore di polizia possa farne uso.
  4. Norme chiare ed esplicite sull’utilizzo delle armi in dotazione e su determinate regole d’ingaggio da parte degli uomini e delle donne delle Forze di Polizia. Ribadendo il concetto che le armi in dotazione alle forze di polizia sono atte a difendersi da una offesa cogente e non è il contrario. Concetto lapalissiano ma che in molte menti dirigenziali ha subito il processo inverso di cognizione, il tutto per non inimicarsi quelle frange della società che covano una idiosincrasia atavica nei confronti della nostra professione.
  5. Il moderno alveo professionale del poliziotto ha determinato che la sua attività si caratterizzi sostanzialmente in quattro branche: Controllo del Territorio, Polizia Giudiziaria, Ordine e Sicurezza Pubblica, Logistico/Gestionale. È giunto, a nostro avviso, il tempo di ripensare in modo organico l’attribuzione dei ruoli e delle attività funzionali, passando per una adeguata e costante formazione, finendo ad un dignitoso riconoscimento economico della peculiarità operativa posta in essere dal
  6. Tutela Legale (bene l’aumento dell’acconto) ma va abolito il parere di congruità da parte dell’Avvocatura dello Stato sulla parcella finale del Legale di Fiducia, nonché abolire l’obbligo di presentazione della fattura “quietanzata” emessa al termine del Procedimento Penale e conclusosi favorevolmente per il dipendente. Perché, così come avviene ora, si induce il collega ad optare per tutele legali dal basso profilo di esperienza professionale cosicché da limitarsi nell’esborso delle parcelle, sapendo che solo una minima parte di questa verrà restituita dall’amministrazione. Pertanto la valutazione economica va ad inficiare la libera scelta della propria tutela giuridica.
  7. Adeguamento della retribuzione al pari dei colleghi europei, limitando alla sola Polizia di Stato la negoziazione e la contrattualizzazione, andando finalmente ad acclarare che l’ora di servizio straordinaria sia effettivamente retribuita come extra-ordinaria, ossia in modo superiore e, aggiungiamo noi, progressivo rispetto all’importo dell’ora base di
  8. Rivisitazione del sistema “sindacato”: il dipendente in distacco deve essere retribuito dall’Organizzazione che rappresenta e non dall’Amministrazione; Divieto di iscrizione ai sindacati di base per i Dirigenti e Direttivi; Iscrizione del dipendente ad una sola sigla sindacale (per una rappresentatività trasparente), con contestuale possibilità di revoca dell’iscrizione in ogni periodo dell’anno con semplice preavviso di 30 giorni; Divieto dei Dirigenti sindacali di impiego in Uffici che gestiscono il personale, come previsto nell’art. 53 comma 1-bis del Testo Unico sul Pubblico Impiego (TUPI) del lgs. del 30 marzo 2001, nr. 165 e dalla Circolare Presidenza del Consiglio – Dipartimento Funzione Pubblica nr. 11 del 06.08.2010;
  9. Trasferimento della competenza sui rapporti di lavoro e disciplinari dalla Giustizia Amministrativa alla Giustizia Ordinaria, come già previsto per altre categorie del Pubblico

 

Ordunque… la professione dell’Operatore delle FF.OO. è una delle più complesse esistenti fra le attività umane. La profondità e la enorme difficoltà della professione è dovuta dal fatto che, mentre i Magistrati e gli Avvocati hanno tempi di azione quantificabili in ore, giorni, mesi od anni, per l’Operatore di Polizia, spesso e volentieri, il tempo è incombente, in alcuni attimi egli deve interagire ed intervenire compiutamente ad episodi o fatti che concedono pochissimi istanti per l’intervento. È del tutto evidente che tali attività richiedono una preparazione elevata che si addiviene con la preparazione di base, il continuo addestramento ed aggiornamento ma, elemento principale, si deve rispolverare quell’elemento non statualizzato in nessun libro o simposio di dotti ed affini che è la semeiotica del poliziotto. Quell’analizzare con mano le problematiche operative che si prestano innanzi, cercare di risolverle nel miglior modo possibile e trasmetterne l’esperienza operativa a chi verrà dopo.

 

Basta con “i libri bianchi su cui scrivere sopra” !!

 

Se queste riflessioni e considerazioni sono concrete, e noi crediamo che lo siano, la tutela dell’Operatore di Polizia deve essere adeguata alla sua attività, sia sotto l’aspetto giuridico- professionale, che quello economico, elementi che non vengono assolutamente riconosciuti nelle ipotesi in riferimento!

 

Ciò premesso, noi chiediamo con grande convinzione, che all’interno della “cornice del disegno di legge” all’esame della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, debbano essere necessariamente dipinti i punti illustrati nei paragrafi anzidetti, se vogliamo effettivamente tutelare le donne e gli uomini delle Forze di Polizia!

 

Che il Futuro Ci Sia Amico

 

Aversa (CE), lì 22 luglio 2024

 

 

LA SEGRETERIA NAZIONALE

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