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Lettera aperta al Capo della Polizia – Direttore Generale dela Pubblica Sicurezza

29 Settembre 2023

-Richiesta incontro-

Al Sig. Capo della Polizia
Direttore Generale della
Pubblica Sicurezza
c.a. Pref. Vittorio Pisani

questa Organizzazione Sindacale O.S.A. Polizia ha ritenuto necessario inviarLe questa missiva per portare  alla Sua attenzione alcune problematiche riscontrate su tutto il territorio nazionale, con la speranza di ottenere un  incontro propedeutico sia per analizzare costruttivamente le criticità che andremo ad esporre in questo scritto, sia  per porre le basi per un Suo intervento quanto più risolutivo possibile. 

Corre d’obbligo una lodevole breve premessa.  

La Sua nomina a Capo della Polizia è stata accolta nel nostro ambiente con molto entusiasmo e soddisfazione,  soprattutto perché, nella Sua lunga carriera da Dirigente, ha più volte dimostrato le Sue qualità di capo autorevole  e non autoritario. Nel Suo discorso tenutosi a Trieste, in occasione del giuramento dei neo colleghi del 220°  corso Agenti della Polizia di Stato, ha giustamente sottolineato i compiti ed il mandato principale che i nuovi  Agenti andranno ad affrontare, ovvero, quello di garantire l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, ossia il bene fondante  e la pre-condizione per l’esercizio delle libertà fondamentali e dei diritti che sono scolpiti nella nostra  Costituzione. Nell’adempimento di questi compiti – validi non solo per i neo poliziotti – si dovrà sempre avere il  massimo rispetto della dignità umana di chi si ha di fronte, chiunque esso sia: un cittadino perbene o un cittadino  che ha commesso un reato.  

Tali principi sono stati ulteriormente ribaditi da Lei nella recente circolare in merito all’ “utilizzo dei social  network e di applicazioni di messaggistica da parte degli operatori della Polizia di Stato. …”. Il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, possiamo dunque concordare, è un dovere assoluto.  Di rimando alle Sue encomiabili affermazioni sorgono però spontanee alcune domande decisamente esiziali. 

  • CHI GARANTISCE IL RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI DEI NOSTRI POLIZIOTTI?  

A nostro parere, questa garanzia dovrebbe essere una prerogativa assoluta dell’Amministrazione e non bisogna, di soppiatto, demandare il sindacato di turno alla sua rivendicazione. Ahinoi, negli ultimi anni ciò non  è avvenuto, considerato quanto accade giornalmente ai nostri poliziotti impegnati nei delicatissimi servizi di  Ordine e Sicurezza Pubblica. Mai si è sentita una netta presa di posizione della nostra Amministrazione avverso  quei casi in cui i nostri colleghi sono – complice la replicazione fulminea dei social media – additati al pubblico  ludibrio senza che ve ne fossero le benché minime condizioni. Ultimo caso, in ordine cronologico, è la sentenza  di assoluzione piena dei colleghi cesenati, invischiati indebitamente in merito a dei fatti capziosamente artefatti,  che non ha meritato lo stesso clamore mediatico della notizia in cui i colleghi venivano accusati e,  conseguentemente, abbandonati a loro stessi. 

  • CHI RIPRISTINERÀ IL RISPETTO DELLA DIGNITA’ UMANA DI QUEI POLIZIOTTI CUI FU  TOLTA DAL 15.12.2021 AL 24.03.2022? 

Non possiamo non sottacere – sempre rimanendo nel filone del rispetto della dignità umana del poliziotto – ciò che si è evidenziato nel periodo pandemico, che ha fatto emergere condizioni a dir poco assurde, senza  precedenti nella pur lunga storia della Polizia di Stato. Facciamo riferimento in modo particolare alla sospensione

del diritto a svolgere l’attività lavorativa, vieppiù con l’azzeramento sic et simpliciter della retribuzione, di chi ha liberamente scelto di non sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria anti-Covid 19. Ed all’inganno si  aggiunto, in più di una occasione, la beffa. È ben radicato nelle nostre menti l’intervento di qualche alta carica  dirigenziale, deputata a difendere gli interessi e la dignità dei lavoratori della Polizia di Stato che, a gran voce ed  in un’importantissima trasmissione televisiva, chiedeva l’obbligo vaccinale per le Forze dell’Ordine. Vorremmo  che, nuovamente quel qualcuno, oggi e allo stesso modo e con la stessa indignazione, chiedesse di far luce sui  danni che quel c.d. “vaccino” sta generando nelle Forze dell’Ordine, ma soprattutto indagare sul perché  dell’aumento dei decessi per malori improvvisi, in modo da dare quelle dovute risposte ai tanti parenti che, 

improvvisamente ed inspiegabilmente, hanno perso i loro cari congiunti.  

Inaccettabile, in un’istituzione come la Polizia di Stato, ciò che si è generato durante il periodo dell’obbligo  vaccinale a carico di quei poliziotti che hanno liberamente scelto di non “vaccinarsi” e ci riferiamo a quella  subdola e umiliante (sia per l’attore attivo che per il ricevente) aria di caccia alle streghe che ha portato – giocoforza – al POLIZIOTTO CONTRO POLIZIOTTO! 

Condizione, questa, che è contro natura! 

Sia dal punto di vista istituzionale che da quello, meramente, umano. 

Si è assistito ad una vera e propria caccia a quei colleghi definiti “No-vax-da-sospendere-ad-ogni-costo”,  quasi a voler dimostrare, anche con vere spedizioni punitive, chissà che cosa da parte di alcuni Dirigenti, i quali  elevavano a dovere morale il doversi “vaccinare”, neanche ci fossimo trovati nel più becero ed opprimente dei  regimi teocratici. La veemenza con cui si è attuata la c.d. linea ministeriale, ci è sembrata così invadente da  surclassare il rispetto di quei diritti fondamentali dell’essere umano – ancorché del poliziotto – da Lei più volte  sottolineati nel Suo discorso ai neo Agenti della Polizia di Stato e ribadito nelle recenti circolari da Lei  sottoscritte. 

O.S.A. Polizia, si augura, vista anche la sua spiccata sensibilità, che ciò a cui si è assistito in quel periodo non  si abbia mai più a verificarsi. Se chiediamo ai nostri poliziotti di rispettare i diritti fondamentali e la dignità umana  nell’esercizio delle loro funzioni, allora l’Amministrazione e i suoi Dirigenti devono essere i primi precursori di  tali inscalfibili diritti. Quei poliziotti sospesi dal diritto a svolgere l’attività lavorativa in virtù di un – dapprima – 

illogico – eppoi – anti-scientifico obbligo vaccinale, oggi sono nuovamente al loro posto di lavoro e con onore e  con orgoglio e con spirito di sacrificio e con abnegazione sono tornati a servire la Patria, senza alcun rancore  verso chi invece pochi mesi prima li ha “cacciati” per un obbligo surrettizio. Purtroppo ed a malincuore, è  doveroso segnalarLe che ancora oggi in qualche ufficio assistiamo a discriminazioni, vessazioni e  demansionamenti verso chi ha subito un’ingiusta sospensione. 

Questa O.S. auspica che Lei insieme ai suoi collaboratori, su questo importante e delicatissimo tema, visto  anche quanto sta emergendo in merito alla pericolosità dei farmaci somministrati, possiate rivedere la posizione  dell’Amministrazione, perché quei poliziotti si sono limitati solamente a difendere il loro diritto alla salute e  l’inviolabilità del corpo umano, garantito da normative internazionali. Desta in noi molta preoccupazione  l’evolversi dei casi di decessi per malori improvvisi che sta attanagliando la nostra categoria, superando  addirittura la tragica questione dei suicidi.  

In un’ottica di fattiva collaborazione, O.S.A. Polizia si rende disponibile ad esibirLe la documentazione  che è stata posta a fondamento di molteplici esposti-denuncia depositati nelle Procure della Repubblica di  diverse città, in cui abbiamo dimostrato la pericolosità di quei farmaci inoculati e che in alcuni colleghi  sono risultati fatali o che hanno creato gravi e permanenti patologie.  

Possiamo, inoltre, riportarLe la testimonianza di colleghi che si sono ritrovati un ago nella spalla obtorto  collo, in quanto trovatesi innanzi al baratro dell’annullamento di ogni introito economico per loro e per le loro  famiglie, e giammai avrebbero fatto tale scelta se posti nella condizione di poter scegliere a mente libera. A  dimostrazione di ciò, vi sono quegli innumerevoli colleghi che, pur assoggettandosi loro malgrado alla  vaccinazione, ne hanno preservato i loro più ristretti familiari (i figli – in primis – ed i coniugi).

  • CHI ACCENDERÀ LA LUCE SUL BARATRO CHE HA OFFUSCATO LA RAGIONE DI TANTI, TROPPI, POLIZIOTTI? 

Un’ulteriore questione, a cui questa O.S. è molto legata e su cui è intenzionata ad andare in fondo al problema,  è proprio quello dell’altissimo numero di suicidi che si continuano a registrare ogni anno nella nostra categoria. Seppur molto apprezzabile la Sua riunione con la quale ha sensibilizzato tutti i Questori ed i Dirigenti ad una  maggiore attenzione sulla questione suicidi, certo ben venga la disponibilità degli aiuti previsti dal fondo  assistenza, ma va evidenziato che, sebbene non sempre il suicidio è riconducibile ad una questione di problemi  economici e/o sentimentali, gli stessi incidano in modo preponderante su tali tragici eventi.  E’ risaputo il fatto che le donne e gli uomini della Polizia di Stato percepiscono uno stipendio tra i più bassi  d’Europa, soffrendo notevolmente l’incidenza del mancato adeguamento dello stesso sulla perdita del potere  d’acquisto, ciò obbliga i nostri poliziotti a cercare di arrotondare il più possibile il proprio stipendio con gli  emolumenti accessori e, non potendo svolgere una seconda attività lavorativa, di riflesso si generano a volte delle  competizioni all’interno degli Uffici di Polizia, dove quasi sempre si registra il fattore “figli e figliastri”. A parere di questa O.S., la questione suicidi è di primaria importanza fra gli appartenenti della Polizia di Stato,  non si può più abbassare la guardia e/o girare la faccia dall’altra parte. Crediamo che sia necessario premiare  l’abnegazione e lo spirito di sacrificio di tutti e non solo di taluni, quest’ultimi a volte favoriti anche  dall’appartenenza sindacale. Obbligo dell’Amministrazione è far lavorare le donne e gli uomini della Polizia di  Stato in un clima organizzativo favorevole che, incoraggi il raggiungimento degli obiettivi da lei prefissati, sia nei termini dell’efficienza e dell’efficacia che in quelli della produttività. Un’adeguata organizzazione degli  Uffici, nei quali venga rispettata la regola della meritocrazia fattuale (ossia quella determinata dalla costante  abnegazione a migliorarsi nonché a confrontarsi continuamente con i colleghi e non quella spocchiosa e  supponente del “so tutto io!”), permette di generare quel circolo di energia positiva fra i poliziotti di tutti gli  Uffici presenti sul territorio nazionale. Formule essenziali queste che, costituiscono la conditio sine qua non per  evitare il c.d. “stress lavoro correlato”. L’insorgere di disagi, tensioni e malumori in occasioni di cambiamenti  organizzativi, logistici o gestionali può minare seriamente e sensibilmente il benessere del personale ed  influenzarne in modo negativo anche la qualità del lavoro. Siamo sempre più convinti che un poliziotto sereno  e tranquillo renda sul posto di lavoro più di un poliziotto scontento.  

La demotivazione è l’anticamera della depressione e la depressione diventa l’anticamera del grave gesto  estremo! 

Inoltre se ci troviamo con il collega che vive condizioni familiari labili (una su tutte sono le separazioni  coniugali – spesso con annessa diatriba affidataria dei figli minori – che, vorremmo sommessamente ricordarLo  alla S.V., in psicologia clinica sono paragonate al lutto familiare), il garantirgli un ambiente lavorativo congruo  alle sue capacità ed equo nelle sue attribuzioni operative diviene di primario conforto. 

  • CHI RIPORTERÀ A FAR FUNZIONARE LA BILANCIA DEI PESI E DEI CONTRAPPESI? 

Molti colleghi, in più occasioni, ci hanno rappresentato il dilagare di inaccettabili e miserabili sistemi  preferenziali di tipo sindacale attuato in alcuni uffici – siano essi centrali, provinciali o locali poco importa – che  li obbliga, per il quieto vivere e/o per racimolare qualche emolumento accessorio in più, ad iscriversi e sottostare  a questa e/o quella sigla sindacale. 

Per questo riteniamo che, un’istituzione come la Polizia di Stato che ha quali compiti primari la gestione  dell’Ordine e la Sicurezza Pubblica, ovvero far rispettare le Leggi, debba essere la prima a rispettarle. I dettami  dell’art. 53 comma 1 bis del D.Lgs. 53/2001 stabiliscono: non possono essere conferiti incarichi di direzione  di strutture deputate alla gestione del personale a soggetti che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due  anni cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali o che abbiano avuto negli ultimi due anni  rapporti

continuativi di collaborazione o di consulenza con le predette organizzazioni.” 

Pertanto, su questo punto, invitiamo tutto il personale dirigenziale della Polizia di Stato, da Lei diretto, ad  attivarsi per il rispetto di questa normativa, esiziale per il buon funzionamento della nostra amministrazione. Al  contempo inviteremo i colleghi a segnalare le predette “asincronie” gestionali a questa Segreteria Nazionale  O.S.A. Polizia cosicché da rendere edotta tempestivamente la Direzione del Personale e sollecitarne la  riconversione nell’alveo della legalità.  

DIGNITÀ: LA PIETRA ANGOLARE PER UNA MODERNA POLIZIA 

O.S.A. Polizia porrà al primo posto la difesa della dignità degli appartenenti alla Polizia di Stato, si opporrà  con ogni mezzo ad ogni incrostazione del sistema gestionale che leda tali principi, sarà, quindi e per buona pace  dei suoi antagonisti, il “sindacato fuori dagli schemi”

Saremo propugnatori di riforme essenziali per una Polizia di Stato più funzionale e meritocratica, ed una  necessaria ed inderogabile rivisitazione o, per meglio dire, ad una attualizzazione della Legge 121/81 pensata  negli ‘67/’68, scritta negli anni ’70 ed approvata nel 1981, quindi non più adeguata ai giorni nostri.  

Necessaria anche una riforma dell’istituzione “sindacato in Polizia” al quale oggi forse sono destinati troppi  privilegi a spese dei poliziotti, del cittadino, ma soprattutto degli organici degli Uffici di Polizia. Una più coerente  attribuzione delle competenze economiche dei vertici sindacali (casomai ripartendo equamente l’onere tra  pubblica amministrazione e sindacato di appartenenza) determinerebbe una cristallizzazione delle contabilità in  seno ai vari sindacati che, a tutt’oggi, appare ancora avvolta dalle nebbie notarili.  

Inoltre, sempre rimanendo in ambito rappresentativo, si rende necessaria la riforma delle deleghe sindacali al  fine di raggiungere il principio di una reale e rispettosa contabilità del consenso poiché dando la possibilità al dipendente di delegare un numero indefinito di sigle sindacali si va a ledere la ratio concettuale della  rappresentatività sindacale. 

Infine, una particolare attenzione dovrà essere posta al regolamento di disciplina – anch’esso affetto da una  vetustà anacronistica, come la summenzionata L.121/81 – diventato oggi una mannaia sulla testa dei poliziotti,  nonché un’arma micidiale per quei Dirigenti che ne fanno un uso solo finalizzato ad imporre la loro supposta  “autorità”.  

Per quanto sopra escusso, Egregio Signor Capo della Polizia, Le  

CHIEDIAMO 

di ricevere, appena i Suoi molteplici impegni istituzionali glieLo consentiranno, una nostra delegazione per  un confronto costruttivo proiettato alla risoluzione delle tematiche innanzi riportate, il tutto volto ad ottenere una  maggiore trasparenza ed equità gestionale del personale, nonché di una sua corretta corresponsione valoriale

Ricordandoci sempre che tutti noi non serviamo la Polizia di Stato per uno scopo fine a sé stesso, bensì la  serviamo per svolgere, nel migliore dei modi a noi possibile, quel servizio di Sicurezza ed Ordine che il pubblico,  il cittadino comune, da noi si attende e – sommessamente aggiungiamo noi – come non mai in questo periodo di  inquietudine diffusa.  

L’occasione ci è gradita per porgerLe Cordiali Saluti e augurarLe buon lavoro. 

Aversa (CE), 29 settembre 2023  

 

 

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