Lo sciopero è, da sempre, lo strumento più forte e più nobile di cui i lavoratori dispongono per difendere i propri diritti. È un diritto conquistato con sacrifici, pagato sulla pelle di generazioni che hanno lottato contro lo sfruttamento, contro condizioni di lavoro inumane, per ottenere salari dignitosi, sicurezza, contratti giusti e rispetto.
Quando un sindacato indice uno sciopero, lo fa per una sola ragione: tutelare la dignità del lavoro e la vita delle persone che ogni giorno costruiscono la ricchezza collettiva di questo Paese. Utilizzare lo sciopero per fini che nulla hanno a che vedere con la difesa del lavoro significa tradire la sua storia e svuotarne il significato. È non solo un’assurdità, ma un vero abuso delle funzioni del sindacato, che rischia di indebolire la fiducia dei lavoratori e di compromettere la forza di uno strumento che deve rimanere sacro.
La storia ci ricorda chi eravamo e da dove veniamo.
In quelle stesse battaglie, figure come Enrico Berlinguer si schierarono con chiarezza al fianco del mondo del lavoro, rivendicando un sindacato autonomo, libero da condizionamenti esterni, capace di rappresentare esclusivamente l’interesse dei lavoratori. Berlinguer ricordava che la “questione morale” riguarda anche il sindacato: non si può piegare la lotta dei lavoratori a interessi di parte o a calcoli estranei alla loro dignità.
Oggi, purtroppo, assistiamo a un utilizzo distorto dello strumento dello sciopero. Le manifestazioni appoggiate in questi ultimi giorni da alcuni sindacati, sfociate in scontri con la polizia e persino in occupazioni delle stazioni ferroviarie, non hanno fatto altro che arrecare danni proprio ai lavoratori: pendolari bloccati, famiglie penalizzate, servizi paralizzati. A ciò si aggiunge l’impiego massiccio delle forze dell’ordine, composte anch’esse da lavoratori dello Stato, che si sono trovati a subire aggressioni violente e ingiustificate da parte di manifestanti che troppo spesso del lavoro non conoscono neppure il significato, e che tuttavia vengono sostenuti da sindacati che dovrebbero concentrare le proprie energie su ben altri fronti.
In un Paese dove il welfare vive una crisi profonda, dove sanità, pensioni e salari richiedono una difesa forte e unitaria, è inaccettabile che lo strumento dello sciopero venga piegato a fini estranei al mondo del lavoro.
Oggi, come allora, ribadiamo con forza:
Il sindacato ha il dovere morale e storico di preservare il valore dello sciopero come atto di dignità, non come strumento di propaganda o di interessi estranei.
Difendere il lavoro significa difendere lo sciopero.
Difendere lo sciopero significa usarlo solo per i lavoratori.
Che il Futuro ci sia Amico!
Aversa (CE), lì 3 ottobre 2025
Il Segretario Generale Nazionale
Antonio PORTO
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